Erto e Casso

Erto e Casso

Due comunità diverse tra loro costituiscono invece un unico comune. Caratterizzati da un’architettura spontanea in pietra locale dal tipico colore rosato, questi due paesi sorgono sulle pendici opposte della frana del Monte Toc. Ricca di storia e fascino l’antica rappresentazione della Passione che impegna da molti secoli tutto il paese di Erto nel Venerdì Santo, per tener fede ad un voto fatto in seguito ad una terribile peste. Punto di partenza di suggestivi sentieri naturalistici, incominciando proprio dalla Val Zemola. Il comune, oltre ad ospitare anche la sede e le mostre dell’Ecomuseo Vajont, fa anche parte dei Borghi Autentici d’Italia.

Municipio:

Da vedere

LA FRANA E LA DIGA DEL VAJONT

A cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, a poche centinaia di metri a monte della confluenza con il Fiume Piave, il Torrente Vajont fu sbarrato, a scopi idroelettrici, da una diga. Tale impianto non entrò mai ufficialmente in funzione perché una gigantesca frana colmò parzialmente il serbatoio provocando una terribile ondata: i paesi lungo il lago, Longarone ed altri abitati vennero rasi al suolo con un tragico bilancio di quasi 2.000 vittime. La Frana del Vajont non è che il più recente e tragico capitolo della più recente vita di una montagna, durante la quale le rocce si formarono, vennero sollevate e quindi erose. L’intervento dell’uomo, con la costruzione della Diga, in una valle già di per se’ geologicamente instabile favorì il distacco, la sera del 9 ottobre 1963, della gigantesca frana (270 milioni di metri cubi), la quale precipitò dal Monte Toc ad elevata velocità nel lago parzialmente riempito. La Diga ad arco, alta 265 metri, era nel suo genere la più alta del mondo: resistette all’inaudita forza distruttiva della Frana e dell’Onda. La Valle del Vajont, con i paesi di Erto e Casso abbarbicati su ripidi pendii, appare ancora fortemente segnata dall’evento, che effettivamente ebbe inizio ancor prima della tragica notte, quando l’innalzamento dell’invaso determinò la perdita delle poche e povere risorse che disponevano gli abitanti nel fondovalle. Presso il Centro visite di Erto è possibile visitare la Mostra “La Catastrofe del Vajont, uno spazio della memoria”, vero e proprio centro documentativo che descrive in tutte le fasi il fenomeno. Presso la Diga vi è un Ufficio informazioni stagionale.

ECOMUSEO VAJONT: CONTINUITÀ DI VITA

“Voci del bosco”: è il legno il filo conduttore del museo che custodisce la storia del paese. Legno che diventa giocattolo, culla e suole delle scarpe nella mostra dedicata al bambino. Oggetto da vendere, carretto e cassettiera sulle spalle dei coraggiosi venditori ambulanti nel percorso tematico “Partire, partirò, partir bisogna…” Arte nelle opere lignee del Simposio di scultura che celebrano la continuità di vita dopo l’anniversario della catastrofe del Vajont e che dividono lo spazio con una selva in miniatura di tronchi. Mauro Corona ha dato voce agli alberi nel percorso audio-sonoro accessibile con le cuffie sensoriali. L’incanto dei boschi ertani si svela poi attraverso “La magia del legno che diventa carbone”, mostra dedicata all’antico mestiere del carbonaio.

LA PALESTRA DI ROCCIA

Palestra di roccia a Erto (PN)

La palestra di roccia alla diga del Vajont (Erto e Casso) è nata nel 1978 ed è una delle più conosciute falesie di arrampicata la mondo. Sotto il roccione di Moliesa esistono più o meno 300 vie di arrampicata di ogni grado. Nella parte centrale, quella color giallo ocra, si concentrano le maggiori difficoltà. In quel settore vi sono vie che arrivano fino all’8c (XI°). Nella zona posta più a destra della parete, vi sono le vie più facili: esse sono segnate da un numero che va dall’1 al 18. Sono tutte vie che, nel primo tiro, raggiungono al massimo il V grado. Vi sono poi vie per incominciare come le n. 13, 14, 15 o “la Candida” o “la Bepi Manarin” e altre vie vicine che non oltrepassano il 3 grado superiore. C’è pure un percorso per bambini molto facile e divertente: si trova proprio all’estrema destra, al termine della Palestra di roccia sulla vecchia strada. La parte sinistra, quella color scuro (verso Longarone), è caratterizzata da vie difficilissime e molto tecniche; comunque la zona più dura rimane sempre quella gialla centrale. Fino a qualche anno fa era la palestra più ardua e impegnativa d’Europa ed è rimasta tuttora una delle più toste, che richiama ogni anno climbers da tutto il mondo.

SENTIERO DEL CARBONE

È un percorso che collega in maniera ideale l’imbocco della suggestiva Val Zemola (Erto) all’abitato di Casso. Si tratta di un sentiero dove un tempo veniva trasportato a spalla il carbone vegetale dei boschi della Val Zemola. Sentiero “tra leggenda e realtà”E’ un percorso che attraversa la borgata di S. Martino a Erto e ci porta alla scoperta delle antiche leggende che si tramandano nella valle, prima fra tutte quella del castello della Regina Claudia.

LASTE DI SAN DANIELE

Libri di San Daniele

Le laste di San Daniele del Monte Borgà si presentano all’osservatore come vere e proprie cataste di lastroni rocciosi costituiti da Rosso Ammonitico (facies del Calcare di Soccher). Si tratta di ammassi rocciosi residui, che dalla dislocazione piega-faglia del Monte Borgà, essendo costituiti da roccia molto resistente, hanno trovato una loco collocazione su un piccolo pianoro poco sotto la cima del Monte Piave. Qui hanno subito, nel tempo, l’erosione che ha inciso maggiormente le parti più alterabili (argilla detritica), favorendo la frammentazione fogliata.

La struttura nodulare del Rosso Ammonitico è considerata, secondo le ipotesi più attendibili, come acquisita durante la precoce diagenesi ad opera di effetti combinati di modificazioni biotiche, cementazione e dissoluzione. Tali fattori agivano su di un sedimento non omogeneo e costituito da variabili proporzioni di dissoluzione. Tali fattori agivano su di un sediemento non omogeneo e costituito da variabili proporzioni di argilla detritica (parte più alterabile), nanofossili calcitici, bioclasti più grossolani (Saccocoma) e gusci aragonitici di ammoniti.

Esse si trovano dislocate entro uno spazio non più ampio di un campo di calcio e conferiscono alla panoramica cresta su cui si trovano un fascino particolare. La posizione a cumuli eretti o rovesciati delle lastre sfaldate richiama, in effetti, l’immagine di giganteschi, misteriosi libri pietrificati dal tempo. La regolarità geometrica del fenomeno suscita peraltro l’impressione che le singolari strutture siano frutto dell’intervento di una mano intelligente. Così la leggenda resiste alla scienza, perché è necessario che l’uomo continui a coltivare, nel proprio animo, l’immaginario del mistero. Nel passato le stesse lastre litiche sono state tradotte a valle e utilizzate per realizzare le coperture delle case di Casso.

CENTRO VISITE

Il Centro visite di Erto è interamente dedicato alla catastrofe del Vajont del 1963. E’ diviso in due sezioni:

La prima sezione:

“Vajont Immagini e memorie” ospita una raccolta di foto d’epoca.
Il percorso vi condurrà indietro nel tempo alla scoperta di tradizioni, usi e costumi della gente del Vajont prima del tragico evento del 9 ottobre 1963, fino ad arrivare alla fatidica notte quando l’immensa frana si staccò dal monte Toc e precipitò nel lago artificiale scatenando la furia dell’acqua che causò 2000 vittime.

La seconda sezione:

“Uno spazio della memoria” descrive in modo dettagliato e scientifico l’intera vicenda dalla progettazione del bacino idroelettrico del “grande Vajont” fino al processo. Tutto è raccontato attraverso pannelli descrittivi. Inoltre si possono consultare tabelle, grafici e confrontare plastici illustrativi. Nella saletta multimediale un cd-rom permette di avere una visione globale sulla catastrofe e di osservare la ricostruzione grafica della frana e filmati originali dell’epoca.
Tutto questo fa del Centro Visite di Erto il più importante e completo centro di documentazione sul tragico evento e anche un valido punto di riferimento per studi e ricerche